Inizia con questo articolo la raccolta di memorie, ricordi, personaggi legati a Pontinia, ai luoghi di aggregazione per conservare quella memoria di come eravamo per capire dove siamo e dove vogliamo andare restituendo a Pontinia una dimensione affettiva nella quale ritrovarci per rispettarla e viverla meglio.
Nel 1984 frequentavo la quinta elementare presso la Don Milani nella centralissima piazza Pio VI di Pontinia, quella della Chiesa altrimenti nota come “piazzetta” per gli addetti ai lavori, e ci andavo a piedi insieme ai molti compagni che strada facendo si incontravano. Si socializzava naturalmente con gli abituali compagni di viaggio per raggiungere la scuola e nel percorso si incontravano altri ragazzini, più grandi, che si dirigevano, chi a piedi chi in bicicletta, verso le vicine scuole medie.
Ognuno partendo dal proprio quartiere si aggregava ad un’altro ragazzino per raggiungere in tempo la piazzetta dove poter giocare, o vedere giocare, con le biglie prima del suono della campanella che si udiva dalla piccola piazzetta. Gli avvallamenti del terreno e le radici costituivano una sorta di percorso naturale ad ostacoli dove misurare la propria abilità per guadagnarsi le biglie dell’avversario che giungeva per ultimo alla mitica “buca” ricavata alla base delle alte palme oggi divorate dal punteruolo rosso. Nonni in bicicletta con la mitica tavoletta dove trasportare il “putin”, altro che seggiolini, poche automobili parcheggiate dove il ricordo non può tacere il mitico “cinquino” rosso della compianta maestra Deserti.
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Giu 28, 2012Posted By
memoin Piazza Pio VI ricordiamo anche in quel periodo l’abbattimento di un maestoso Cipresso ubicato al centro nell’aiuola d’angolo tra la scuola e l’ingresso della parrocchia, quell’albero era un superstite dei quattro piantati in occasione del 25° anno di fondazione della città di Pontinia, fu tagliato per l’intervento dell’allora parroco perchè secondo lui stonava con le 16 palme, tanto fece che in accordo con un ingegnere dell’epoca fu tagliato.
Qualche anno dopo furono tagliate 3 o 4 piante di Pitosforo grandi quasi come quelle ai lati della chiesa, piante di rara bellezza data la grandezza ed ampiezza della chioma.
Mi domando che senso ha cancellare tutto ciò che materialmente rappresenta la storia l’identità la cultura e poi cercare di ricostruirla per conservarla virtualmente o fittiziamente in un museo.
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Lug 30, 2012Posted By
Antonio RossiRicordo il cipresso come pure tutti quelli piantati lungo viale Italia, già via del Re, del quale ne rimane superstite un esemplare maestoso nei pressi della rotonda che segna l’inizio di viale Italia sul versante del sito della fabbrica dismessa ex HILME. All’ombra di quel cipresso si giocava a biglie e le radici avevano creato una sorta di piccolo anfratto, che chiamavano “buca”, incluso nel percorso della pista delle biglie. Il gioco delle biglie proseguiva anche la mare quando si facevano le colonie estive ed al lato dell’immenso tendone allestito si sceglieva un compagno che trainato per le gambe con il suo “lato B” tracciava il percorso delle pista delle biglie con tanto di curva parabolica ed ostacoli di ogni genere. Le biglie non potevano essere ovviamente quelle di vetro e quelle di plastica non ce le aveva nessuno; si ricorreva invece a delle bile ecologiche facilmente reperibili sulla duna ovvero il residuo della fioritura di una pianta tipica della duna di forma ogivale ma facilmente modellabile che manteneva la forma sferica di colore marrone e leggermente pelosa che garantiva l’attrito sulla sabbia. Ricordo anche le piante di Pitsoforo in piazzetta che per via dei loro rami contorti favorivano a noi ragazzini l’arrampicata ed il salo da un ramo ad un altro.
Panta Rei