Un’importante risorsa documentale per comprendere los tato del territorio dove oggi sorge pontina è da rintracciarsi nella cartografia realizzata nei diversi tentaivi di bonificazione delle paludi pontine che forniscono anche l’incidentale testimonianza dell’evolzuione in varie epoche dello stato di mantenimenti dei precedneti tentativi e delle ricognizioni e misurazione svolte in questi territori.
Nella cartografia qui al lato, il lungo rettifilo che si distingue in senso longitudinale è il tratto del decennovio della via Appia. Le sottil linee perpendicolari, invece, rappresentano i fossi tracciati in corrispondenza delle pietre migliari della via Appia.
Uno degli strumenti più importanti per la realizzazione degli interventi di bonifica è costituito dalla cartografia che quindi, a seconda della disponibilità e della qualità della stessa, ci rivela la conoscenza di quei territori attraverso i secoli. La rappresentazione cartografica della regione pontina, così come si evince da quella pervenuta, fino alla fine del 1700 era molto scarsa ed imprecisa. Le carte anteriori al XV secolo rappresentano la regione antistante la cordigliera lepina come un vasto lago interno lungo l’asse della pianura. questa raffiguazione scompare nelle cartografia del 1500 dove mancano riferimenti idrografici, limitati per lo più a due corsi d’acqua che sfociano in mare tra Astura ed il Circeo.
Prima degli interventi di bonifica di Pio VI, lo stato della palude risulta efficacemente rappresentato con due cartografie, quella del Ghigi del 1778 e quella del Salvati del 1795; in ambedue risultano interessanti le rappresentazioni delle zone invase permanentemente da acque palustri, quelle normalmente inondate all’epoca delle piogge e quelle invase soltanto occasionalmente.Successivamente soltanto una pregiata cartografia incisa in rame dell’Astolfi e quelle effettuate dai consorzi di bonifica, andate distrutte durante il secondo conflitto bellico, risultarono di grande utilità per il compimento della bonifica integrale.