Il 19 dicembre del 1934, dove oggi sorge il Municipio, fu allestito un palco di fronte ad un argano che sorreggeva un grande blocco di travertino: la prima pietra per la costruzione di Pontinia. filmato della fondazione di Pontinia. Quello stesso giorno Benito Mussolini, capo del Governo, aveva inaugurato l’impianto idrovoro del Mazzocchio, sito nel territorio del futuro comune, e tra i più grandi d’Italia ed Europa.
Il plastico della planimetria e del piano regolatore del nuovo centro abitato furono collocati in una baracca provvisoria appositamente allestita per l’evento. Il costituendo centro abitato si estende nella distesa delmitata dal canale Striscia ed il fiume Sisto, da una parte, e dalla migliara 48 D ed il Tavoltato, dall’altra.
Con una semplice cerimonia, in armonia con lo spirito rurale del futuro centro, Benito Mussolini fondava, alla presenza delle autorità civili, militari e del Vescovo, Pontinia posando simbolicamente la prima pietra attraverso la collocazione, all’interno della stessa, di una pergamena augurale, letta alla moltitudine degli intervenuti, e di alcune monete in un tubo di vetro. Mussolini, infine, con una cazzuola da muratore riempì di cemento l’incavo per sigillarlo e la pietra fu calata nella profondità del terreno.
La cerimonia fu accompagnata dalla banda di Littoria e nel momento solenne salutata dal rombo dei cannoni. Secondo quanto riferisce padre Silvio Buffoli nel suo libro “Dalla palude …a Pontinia” (op. cit.) Mussolini prima di leggere la Pergamena annuncio “solennemente: <<Il Comune di Pontinia sarà inaugurato nel prossimo anno e, nello stesso giorno, sarà posata la prima pietra del quarto comune della provincia di Littoria: Ausonia>>”.
Inoltre Padre Silvio riferisce di alcune testimonianze raccolte circa un inconveniente avvenuto durante il momento più solenne della cerimonia: “la corda della bandiera, nel mentre veniva issata sul pennone, si spezzò proprio nel momento in cui dovevano essere sparate le salve dell’artiglieria… Qualche gerarca non mancò di dimostrare il suo disappunto per l’increscioso incidente, ma Mussolini, con calma e scherzando sull’accaduto attese che tutto fosse rimesso a posto..”.
“I lavori di costruzione della città cominciarono immediatamente ab imis fundamentis. Mussolini lasciò il luogo della cerimonia non prima di essersi intrattenuto con i veterani della Bonifica. Il grande entusiasmo poi suscitato dal Duce nella numerosa folla intervenuta, la certezza di un avvenire che si prospettava migliore del passato , l’abbondanza dei rinfreschi serviti gratis, i premi di colonizzazione distribuiti a migliaia di coloni, la scampagnata pomeridiana organizzata in bicicletta dai giovani, furono, di quella fatidica giornata, gli aspetti più veritieri”.
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Dic 31, 2009Posted By
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Dic 24, 2009Posted By
Antonio RossiA proposito della posa della prima pietra di fondazione di Pontinia è opinione unanime che, al di là del gesto simbolico e della cerimonia, la pietra con la pergamena nell'involucro di vetro contenente anche alcune monete sia davvero stata interrata ed ancora oggi seppellita dall'edificio comunale. Tuttavia un articolo scovato nell'archivio storico di Repubblica che riporto di seguito un dubbio lo fa sorgere. In occasione di un furto avvenuto in una delle dimore della famiglia Cencelli, il cui avo fu uno degli artefici della bonificaizone pontina e della fondaizone delle realtive città, Il giornalsita riporta che soltanto le pietre di fondazione della città non sono state trafugate. Ora o sono delle copie fatte all'epoca degli originali e quindi autentiche nella loro duplicità oppure….
Di seguito riporto l'articolo integrale tratto da Repubblica del 05 agosto 2000 pagina 4 sezione: ROMA dal titolo " Narcotizzano il conte e svuotano la casa"
"Colpo grosso nel palazzo di Torquato Tasso. Prima hanno narcotizzato il figlio dei conti Orsolini Cencelli e poi, con tutta calma, hanno svuotato il lussuoso appartamento di trenta camere al primo piano di via della Scrofa. I ladri hanno avuto una notte a loro disposizione per portare via un tesoro in argenteria, gioielli, ceramiche e perfino mobili d'antiquariato. Scenario del furto l'antico palazzo al civico 117 di via della Scrofra. Un edificio costellato di targhe che ricordano il lungo soggiorno dell'autore della "Gerusalemme Liberata". Ma nel corso dei secoli, tra queste mura dai soffitti affrescati, hanno dimorato anche cardinali e alti prelati. La razzia è stata scoperta,La razzia è stata scoperta,ieri mattina, verso le otto. A dare l'allarme il portinaio che dopo aver aperto il massiccio portone di legno ha cominciato a pulire le scale. Quando è giunto al primo piano ha visto che la porta
d'ingresso del conte Alberto Orsolini Cencelli era spalancata: per terra, sopra ai tappeti, candele e le cornici di preziosi dipinti. Senza perdere tempo ha chiamato il 113: «Venite subito hanno svaligiato la casa dei conti. I ladri potrebbero essere ancora dentro~».
Il portiere ha così atteso l'arrivo della volante per non correre il rischio di avere brutte sorprese. La sorpresa, invece, ce
l'hanno avuta gli agenti che ispezionando le camere hanno trovato Valentino, il figlio dei conti, a letto. All'inizio vedendolo immobile hanno per un attimo pensato al peggio. Poi, il rampollo della famiglia Orsolini Cencelli si è ripreso dal pesante sonno che l'aveva messo ko. «Cosa è successo? ha domandato intimorito vedendo le divise I ladri? Quali ladri, non mi sono accorto proprio di nulla. Ieri ero solo, i miei genitori sono a Porto Ercole». Secondo gli inquirenti il colpo era stato preparato da tempo. Sulla porta non sono stati trovati segni di scasso. La banda di predatori, evidentemente, si era procurata la chiave col sistema dei calchi. I ladri hanno utilizzato un camioncino per poi portare via i borsoni pieni d'argenteria, quadri e mobili come se stessero facendo un trasloco e non una rapina da centinaia di milioni. Nei saloni sono rimaste solo le prime pietre poste al momento della fondazione delle città di Pontinia, Sabaudia e Latina durante il fascismo. Allora il padre del conte, Alberto Orsolini Cecelli, era il capo dell'opera nazionale combattenti ed era stato tra gli artefici della bonifica pontina. «Siamo ancora sconvolti per quello che ci è accaduto spiegano i conti Orsolini Cencelli e se pensiamo che nostro figlio era lì, tremiamo ancora. L'hanno addormentato ma avrebbero potuto fargli del male. Questo è l'unico aspetto che ci consola. Per il resto abbiamo avuto un danno enorme. Non riusciamo a quantificarlo ma sono centinaia di milioni~». – MARINO BISSO"