Il centro storico di Pontinia non è valorizzato nelle sue potenzialità di sviluppo e la bellezza determinata dal rigore delle sue architetture non viene più percepita dalla cittadinanza. Una diversa concezione del centro storico consentirebbe una diversa e moderna fruizione da parte della cittadinanza gettando le premesse anche per un nuovo sviluppo economico degli esercizi economici ivi presenti oltre a rendere piacevole il passeggio e favorire l’incontro per le vie del centro. Le principali vie centrali sono assediate da automobili in sosta oltre ad essere, in alcuni parti, soffocate da approssimativi e disomogenei ombrelloni, teli e gazebo che conferiscono un sicuro senso di disordine oltre ad ostacolare il passaggio di pedoni che devono districarsi tra sedie, ingombri di strutture e telai di gazebo, fioriere di varia natura spesso invase da rifiuti ed auto in sosta e venditori ambulanti: una gincana insormontabile per chiunque, immaginiamo per chi ha problemi di deambulazione… altro che barriere architettoniche!!
Un’idea che per gradi consenta di migliorare la qualità della vita di tutti rivitalizzando il centro storico con nuova linfa ed un nuovo approccio di vivere Pontinia, potrebbe essere quello di limitare e/o disciplinare l’accesso delle automobili alle aree del centro ai soli residenti ed allo scarico/carico merci o a chi ha problemi di mobilità. A questa misura deve corrispondere la realizzazione di aree di parcheggio dignitose e funzionali proprio a ridosso delle principali vie del centro che potrebbero diventare isole pedonali con arredi urbani e pavimentazione ad hoc in luogo dell’asfalto dove si affacciano attività commerciali e dove poter passeggiare tranquillamente anche con i bambini, guardare le vetrine, pattinare andare in bicicletta ed incontrarsi magari prima di andare al teatro o a cena fuori come avviene in molti altri paesi e quartieri di città che ognuno di noi ha avuto modo di frequentare ai quali Pontinia, potenzialmente, non ha nulla da invidiare ma invece ispirarsi.
Di seguito una proposta di massima sulla ristrutturazione urbana immaginata:
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Nov 15, 2008Posted By
Fernando PetroneIo nella mia ormai lunga vita ho girato il mondo in lungo ed in largo per tutti e sei i continenti (sei, peché vi è compreso anche l’Antartide da me scoperto nel lontano 1986) ed ho potuto vedere come in tutte le principali città esistono vaste aree pedonali dove la gente si muove, passeggia, chiacchera in amicizia, fa ‘shopping’, si incontra in comodi localini dove tra un sorso e l’altro stringe rapporti, fa programmi, fa conoscenze nuove. E’ questo ormai il ‘nuovo’ modo di vivere la ‘comunità’. La stessa cosa, ma in dimensioni ovviemente più ridotte, avviene per tanti e tanti altri centri di minore inportanza.
Che cosa intendo dire con questi riferimenti? Voglio dire che presso altri popoli, altre città, altre civiltà esiste la ‘cultura della comunità’. Noi in Italia ci riteniamo franchi, aperti, leali, pronti alle attività di solidarietà, ‘compagnoni’ e amici di tutti. In realtà ci interssiamo invece molto poco di ciò che avviene oltre l’uscio della nostra casa.
Ad esempio ognuno di noi dice che l’isola pedonale è una cosa utile. All’atto pratico poi sorgono le mille difficoltà. Ed ecco la categoria dei commercianti che si ritiene direttamente danneggiata perché le auto dei clienti non possono fermarsi più davanti al loro negozio e non pensano che più di due o tre macchine per volta non possano sostarvi per cui gli eventuali clienti fuggono e vanno nelle ampie aree di sosta degli ipermercati. Ed ecco la categoria del cittadino che cerca di impeiegare al meglio il suo tempo libero a lamentarsi perché deve lasciare l’auto in sosta lontano dal ‘suo’ cinema o dal ‘suo’ dancing e non pensa che là davanti, data la ristrettezza delle strade e la scarsità di piazze, il posto disponibile è per pochissime e talvolta molto ‘particolari’ auto. Ed ecco la categoria dell’utente degli uffuici pubblici che per disbrigare le sue pratiche si lamenta perché non può lasciare il suo automezzo vicino al portone dell’ufficio, come se lì davanti vi fosse posto per tutte le auto degli uenti del momento. Nessuno vuole più fare ‘due’ passi a piedi…..
Si potrebbe continuare all’infinito.
Poi tutte quelle stesse categorie sono concordi nel lamentarsi perché nella propria città non esiste un luogo di sosta, un luogo cioè, come dice Antonio, dove una famiglia può vivere una vita comoda anche fuori della propria abitazione.
E allora?
Allora bisogna creare una nuova cultura che rifugga dalla sola coltivazione del proprio ‘giardino’ ma che sappia abbracciare
l’idea che una vita ‘comunitaria’ rende assai migliore la qualità della vita stessa. Certo, come in ogni modificazione di usi e di abitudini per tendere al meglio ognuno dovrà sempre fare un piccolo sacrificio, rendendosi disponibile.
Chi lo ricorda, io ho amministrato il Comune di Pontinia agli inizi degli Anni Settanta: ebbene in quell’epoca vi erano delle abitudini che io non condividevo. Meccanici che invadevano i marciapiedi per fare le riparazioni delle biciclette, dei ciclomotori, degli scooter, delle auto, venditori di bombole di gas che esponevano fuori della bottega i vari tipi di bombole, elettrauti e carrozzieri che svolgevano molta parte del loro lavoro sulla pubblica strada, gommisti che sciorinavano in bella mostra all’aperto tutti i tipi i pnemumatici quasi fossero graziosi ninnoli. Ebbene con una ordinanza municipale vietai queste attività su suolo pubblico. Vi fu una generale levata di scudi: proteste, minacce, richiesta di risarcimenti, ecc….. Poi con il tempo la cosa venne lentamente ‘digerita ed ogni esercente attrezzò per la bisogna i propri retrobottega secondo i regolamenti vigenti in ogni comune italiano. Ma ci volle del tempo perché questo si potesse verificare. La ‘cosa’ doveva essere digerita: e così fu, per cui oggi nessuno delle nuove generazioni che si sono a quelle succedute oggi penserebbe di svolgere quelle attività lavorative sul marciapiede o sulla pubblica strada.
Sono certo che questo mio modesto parere (e se volete anche un po’ sconclusionato) sui significati delle isole pedonali sarà condiviso dalla maggior parte di coloro che lo leggerà. Poi, all’atto pratico, la maggior parte di questa ‘maggior parte’ comincerà con i ‘ma’, con i ‘se’, con i ‘distinguo’ del caso.
Ergo: creare la cultura. E’ un processo lungo. E’ un processo che deve cominciare dai banchi della scuola, o meglio dalle piccole aule dell’asilo. E’ un processo che deve essere ‘digerito’ da chi sovrintende alla cosa pubblica. E’ un processo che deve essere sostenuto dalle organizzazioni culturali e dai circoli letterali. E’ un processo che deve essere assimilato dai vari comitati di quartiere ove essi esistano.
Se non si sviluppa in ogni città e paese questo moderno senso di vita comunitaria, le varie società si intristiscono, implodono e perdono ogni loro significato.
Vogliamo che Pontinia (ma la stessa cosa, tanto per rimanere nel vicinato, vale anche per Latina dove esistono gli stessi problemi) subisca con il tempo questa involuzione e diventi la città dove ognuno vorrebbe fare ciò che gli fa comodo (vedi i gazebo, le fioriere, i tavoli e sedie già citati da altri) in dispregio delle convenienze della comunità? Pensate a quante piccole attività ludiche, di piccoli spettacoli, di estemporanei intrattenimenti si possono svolgere in un’isola pedonale per il godimento del piccolo cittadino e di quello adulto. Io ho constatato questo tipo di ‘comune vita’ in strada’ non solo a Monaco di Baviera, a Glasgow, a Innsbruck, sulla attuale Piazza Rossa e in tanti altri posti ancora, ma anche in piccoli centri sperduti come nel lontano Queensland australiano, o presso le grandi foreste pluviali del sud-est asiatico, od ancora nelle sconfinate pampas argentine.
Colà la gente si conosce e si ‘riconosce’ come facente parte di una unica grande ‘famiglia’, Colà la gente vive meglio, anche se è più povera di quella di Pontinia. Colà la gente vive meglio anche se non ha il sole di Pontinia, la luce del cielo di Pontinia, la dolce temperatura dell’Agro Pontino, e tante altre invidiabili cose delle quali godono i nostri territori.
Chiedo scusa se per sostenere l’idea dell’isola pedonale ho fatto ricorso a questa lunga digressione. Ma ne sentivo il bisogno. Io sono un convinto sostenitore delle isole pedonali e mi piacerebbe tanto che nei nostri centri, quelli del nostro Agro Pontino, queste ‘isole’, come per un misterioso colpo di bacchetta magica, potessero tutte sorgere all’improvviso, proprio per far migliorare la qualità della nostra vita.
Fernando
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Apr 25, 2008Posted By
stefano_369Fatelo e basta! vedrete che poi la gente si adatterà a questa nuova realtà, ad Anzio ci furono moltissime critiche quando venne riqualificata la piazza a ridosso del porto rendendo tutta l'area una spendida isola pedonale, oggi credo che se qualche amministratore tentasse di ripristinare quell'area al precedente stato rischierebbe di essere "linciato".
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Ago 07, 2007Posted By
AntonioE' necessario maturare una coscienza civica nuova, moderna rispettosa dell'ambiente e che promuova un incremento della qualità della vita e di fruire il centro storico in maniera diversa. E' un processo che deve essere ben definito e progettato che consenta per gradi la convergenza ad una nuova dimensione. Considerata la situazione di Pontinia un radicale cambimaneto, quasi impositivo, ritnego verrebbe mal recepito. Credo ci voglia tempo per fa abituare e riscoprire a Pontinia prima se stessa e successivamente intodurre innovazione.
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Ago 06, 2007Posted By
SaraUn'idea di pura utopia. Le attività commerciali verrebbero penalizzate dalla restrizione del centro storico viste le "buone abitudini" dei nostri concittadini di voler trovare pacheggio davanti anzi meglio dentro il negozio visto che sono affetti da una sindrome cronica di pigrizia.