Lo sfruttamento delle risorse della palude e delle genti appartenenti alle comunità lepine ma – soprattutto – provenienti dalla ciociaria, dall’Abruzzo e dal nord della Campania, davano origine a fenomeni migratori stagionali nei periodi autunnali, invernali e primaverili. La palude, in queste stagioni, vedeva un incremento della presenza umana in quanto le condizioni erano favorevoli alla pratica di diverse attività (vedi riquadro nella pagina) complementari a quelle svolte nelle terre d’orgine. Alla vigilia della stagione estiva quando la zanzara anofele (portatrice della malaria) aveva il suo massimo sviluppo, la palude, tormentata dagli insetti ed attanagliata nella morsa del caldo umido tipico di queste zone, si spopolava nuovamente. Pertanto pochi erano gli abitanti che stabilmente popolavano qeste zone rassegnati a vivere nella miseria e nell’isolamento dalla civiltà, abitavano in capanne di giunghi c.d. lestre (vedi riquadro nella pagina) talvolta raggruppate in piccoli agglomerati.